Nerviano Storica Pannello 28

Via Olona (Foto anni 20)

Questo scorcio di Nerviano è rimasto praticamente invariato negli ultimi cento anni, rappresentando edifici che sono tuttora esistenti. Alcuni dettagli possono incuriosire chi non conosce – per esempio – il susseguirsi delle destinazioni dei locali della Farmacia del Dottor Lampugnani, la cui esistenza è ancora oggi ricordata dalla ringhiera in ferro battuto riportante il Bastone di Esculapio. Nel secondo dopoguerra, negli stessi locali era ospitata la sede della Banca dell’Agricoltura mentre  dagli anni settanta vi si trasferì l’attività di edicolante svolta in precedenza nel chiosco che sorgeva nei pressi del ponte. Sulla sinistra, proprio in corrispondenza dei ragazzini nella classica posa plastica da fotografia dei primi del ‘900, vi era la storica Trattoria della Pesa, la cui insegna si riesce ancora a decrittare.

La stessa via rappresentata nello scatto ha una storia particolare per quanto concerne la sua vicenda toponomastica: richiamando originariamente il nome del fiume che attraversa Nerviano, nel ventennio fascista fu denominata Via del Littorio, per poi assumere l’attuale intitolazione a Enrico Rondanini, martire della lotta di Liberazione.

Un’altra presenza che ha attraversato i secoli è l’affresco di chiaro tema religioso che spicca sulla rientranza a sinistra della strada. Con un po’ di calma, soffermandosi sotto l’opera, si possono acquisire le prime informazioni: infatti sul cartiglio che sormonta l’edicola muraria è possibile distinguere chiaramente la scritta “Beatus Bernardus Ptolomeus Benedictinæ Congregationes S. Mariæ Montis Oliveti” – Beato Bernardo Tolomei Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto.

Bernardo Tolomei nasce da famiglia nobile  a Siena nel 1272 e viene battezzato col nome di Giovanni: come accade per San Francesco anch’egli inizialmente ha una vita pressochè normale, effettuando studi in legge, dopo il completamento dei quali si dedica ad attività di carità e preghiera unendosi  ai Disciplinati di Santa Maria, evidenziando già da subito la particolare devozione alla Madonna che caratterizzerà anche in seguito la Congregazione Olivetana.

Maturando la propria vocazione, assieme a tre compagni nel 1313 si ritira in romitaggio in una zona disabitata del senese, denominata Deserto d’Accona.  Vivendo da asceta in una grotta Giovanni cambia il proprio nome in Bernardo – in onore di Bernard de Clairvaux – e prosegue nella sua esperienza da eremita sino al 1319, allorquando ottiene il riconoscimento della comunità monastica che nel frattempo si era sviluppata attorno a lui che da allora prende il nome di Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto, richiamando contemporaneamente la figura della Vergine e della passione di Cristo, iniziata appunto nel Monte degli Ulivi.

Dalla piccola chiesina costruita da Bernardo e dai suoi primi seguaci si sviluppa il Monastero di Monte Oliveto Maggiore, che rappresenta la Casa Madre della Congregazione, dal quale di dipanerà una fitta rete di cenobi che prenderanno piede in maniera significativa anche in Lombardia.

Bernardo morì a Siena il 20 agosto, nel corso della pestilenza avvenuta nel 1348 nel corso della quale si prodigò attivamente nell’assistenza ai malati ed il suo corpo venne inumato in una fossa comune.

Bernardo Tolomei venne venerato da subito come Beato, veste con la quale viene ricordato nel cartiglio dell’affresco nervianese, mentre la sua canonizzazione avvenne molto più tardi: nel corso del concistoro del  21 febbraio 2009  e nella cerimonia pubblica del 26 aprile 2009, quando papa Benedetto XVI lo dichiara Santo.

Chiarita l’identità del soggetto principale raffigurato nell’affresco di via Rondanini basta poco per comprenderne il contesto: il Santo soccorre e conforta le vittime della peste assieme ad un altro monaco, mentre sullo sfondo si può intravedere la sagoma dell’Abbazia di Monte Oliveto. L’opera viene eseguita nelle immediate vicinanze del Monastero nervianese proprio in onore del fondatore della Congregazione Olivetana, non si sa se come ex voto oppure su diretta commissione dei monaci stessi. Questo dipinto murale, però, cela una ulteriore vicenda, che lo lega a quelli che – chiaramente – risultano essere i modelli ai quali l’anonimo artista settecentesco si è rifatto.

E’ infatti evidente che l’affresco nervianese si rifà all’opera del celebre pittore lucchese Pompeo Batoni (1708-1787), che nel 1745 realizza su commissione dei monaci olivetani del Monastero di San Vittore al Corpo di Milano la pala d’altare che tutt’oggi campeggia nella terza cappella a sinistra dell’omonima chiesa milanese.

L’opera, intitolata ”Il Beato Tolomei assiste le vittime della peste” , risulta firmata e datata in basso a sinistra “P.B. 1745” . E’ un olio su tela, delle dimensioni di 262 x 173 cm. Anche se di fattura molto meno pregiata, nei dettagli l’affresco nervianese rimane  fedele all’originale: il Santo, nell’atto di benedire,  regge con la mano destra un crocifisso, mentre con la sinistra riceve da un giovane monaco l’aspersorio dell’acqua benedetta. Un malato viene sorretto nell’atto di ricevere conforto da Bernardo mentre una donna giace ai piedi dei due monaci. Un particolare curioso differenzia il dipinto nervianese, laddove, alle spalle del giovane religioso appare una mano che pare impugnare un attrezzo chirurgico.

Testo curato dal Gruppo “Pro Memoria Nerviano”

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