Nerviano Storica Pannello 11

Ex Chiesa di Santa Maria Incoronata (Foto anni 50)

Non esiste una data certa sulla sua erezione, ma è possibile collocarne la costruzione  tra il 1465 e il 1475 così come l’intero complesso monastico, edificato per volere del Conte Ugolino Crivelli, a seguito di diverse apparizioni miracolose.

Su una pergamena datata 1465 si tramanda che una notte la Vergine Maria adagiata su un monte con ramoscelli d’ulivo, chiedendo  di erigere una chiesa in suo onore. Ugolino non tenne in considerazione la richiesta, che avrebbe privato il figlio Antonio di cospicue ricchezze, così che la Madonna apparve in sogno una seconda volta reiterando l’ordine. Intimorito, Ugolino fece voto di far dipingere il sogno presso un altare nella Prepositurale, se non che nel terzo sogno la Vergine Maria preannunciò la morte del figlio Antonio se non  fosse stata ottemperata la sua richiesta. Procrastinando nella decisione di erigere la chiesa, Antonio morì al che a questo punto Ugolino si attivò, chiedendo al duca Galeazzo Maria Sforza l’autorizzazione per erigere una chiesa ed un monastero dedicati a Santa Maria Incoronata con concessione di  terreni, immobili, vigne e appannaggi affinché potesse essere economicamente stabile e indipendente .

La realtà dei fatti ovviamente è più materiale e prosaica o semplicemente più terrena, vertendo la vicenda su interessi politici e economici.

Per quasi 300 anni Santa Maria Incoronata fu chiesa ad appannaggio dei monaci olivetani e rappresenta un inconfondibile stile architettonico del rinascimento che trova opere gemelle in altre strutture  della congregazione olivetana , come per esempio Villanova del Sillaro

Il complesso monastico in sé fu soggetto alla soppressione Napoleonica del 1798 e fu poi venduto a privati e riutilizzato a laici usi. La chiesa fu inizialmente mantenuta nella sua funzione e tenuta da un sacerdote, Roberto Montoli, alla morte del quale passò ai parenti, che l’adibirono a macelleria con soprastante abitazione privata. Fu ampiamente rimaneggiata nella sua forma nella prima parte del 1800, dopo di che –  a metà degli anni 80 del 1900 – fu acquistata dal Comune di Nerviano assieme all’intero complesso  dal comune e in parte ristrutturata, per poi essere soggetta a più grande restauro nei primi anni di questo secolo che la portarono allo stato attuale. Oggigiorno è sala civica comunale ed ospita  funzioni civili ed eventi patrocinati dal comune

I fabbricati, dopo la soppressione napoleonica del 1798, sono stati adibiti ai più svariati usi profani, che sono mutati nel corso degli anni e hanno cambiato aspetto nel corso del tempo, sino alla situazione attuale, che ha rimosso molte delle superfetazioni, pur non potendo ripristinare le parti demolite.

Confrontandolo stato attuale con la foto, si possono cogliere diverse differenze, che testimoniano appunto le differenti destinazioni assunte nel tempo da questo antico edificio.

La facciata è del tipo a capanna. Consente di identificare già dall’esterno la presenza di una sola navata. Oggi, come negli anni 50, si presenta priva di alcune parti significative:

– a destra sono state abbattute delle cappelle laterali;

– è andato perduto il fregio di coronamento ad archetti.

Inoltre l’intonaco ove presente è di restauro, in origine era in mattoni a vista (l’intonaco è stato realizzato perché il tessuto murario era profondamente alterato dai continui rimaneggiamenti realizzati nel corso dei secoli). Per avere un’idea dell’aspetto originario possiamo fare riferimento alla facciata della chiesa di Villanova del Sillaro, appartenuta anch’essa agli Olivetani e cronologicamente di poco più vecchia di quella di Nerviano.

Prima dei restauri (come appare nella foto) la facciata presentava tre ordini di finestre, aperte nel XIX secolo, quando l’altezza originaria dell’interno della chiesa era stata suddivisa in tre piani.

Quella di Nerviano è una tipica facciata quattrocentesca che presenta elementi gotici accanto ad elementi rinascimentali. Si è già detto che è andata perduta la cornice di coronamento ad archetti pensili, che, in parte ricostruiti nei restauri, si possono osservare ancora sui fianchi.

Ai lati, i due grossi contrafforti sporgono dallo spessore della muratura hanno funzione statica di contrasto alla spinta delle volte interne della chiesa. In origine dovevano essere sormontati da pinnacoli, come a Villanova del Sillaro. A circa metà altezza, ogni contrafforte presenta una nicchia, che conteneva un’immagine di un santo: San Benedetto da un lato e Santa Scolastica dall’altro..

Alla sommità ora si  apre una  bifora;  che come in origine, non serve  per  illuminare  la chiesa, ma per  dare  aria alla carpenteria lignea del sottotetto, che patisce l’umidità e gli ambienti chiusi. Gli archetti della bifora sono trilobati, un tipico elemento gotico. Tra gli estradossi degli archetti è presente un tondo, che in origine doveva contenere un bassorilievo in laterizio. Presenta una sobria cornice in laterizi. Il davanzale è in laterizi sagomati: questo tipo di lavorazione, iniziato in periodo gotico, prosegue nel Quattrocento, raggiungendo raffinate elaborazioni. Al confronto, il davanzale della bifora di Nerviano è molto semplice: poggia su una serie di archetti. Nella foro si nota che la bifora fu completamente murata, lasciando solo dei fori che testimoniano l’uso del solaio come piccionaia.

Al centro della facciata si apprezza l’’imponente rosone, contornato da una semplice modanatura in laterizio sagomato: anch’esso prima dei restauri risultava in gran parte murato con l’esclusione di un’apertura centrale.

Il portale d’’ingresso è rinascimentale. Nella  lunetta sopra la porta era presente un affresco, ora perduto, che rappresentava Dio Padre che incorona la Vergine Assunta, alla quale la chiesa è dedicata.

Sull’architrave in pietra è scolpita una scritta:

QUI INGREDIMINI PORTAS HAS BONAS

FACITE VIAS VESTRAS ET STUDIA VESTRA

ET HABITABO VOBISCUM IN LOCO ISTO

ovvero “Voi che entrate per questa porta ispirate a bontà il vostro cammino e i vostri intenti, e io sarò con voi in questo luogo”.

Sulle facce interne delle spalle sono presenti incisioni di motivi geometrici e uno stemma, molto deteriorato, che sembra presentare analogie con quello dipinto all’interno della chiesa, della famiglia Crivelli.

Il fianco sud è profondamente alterato dalle trasformazioni edilizie succedutesi nel corso dei secoli. L’aspetto attuale è dovuto ai restauri degli anni ’90 del secolo scorso, nei quali si sono reintegrate le parti che, per effetto di più drastici interventi, non erano andate perdute per sempre.

Dal punto di vista volumetrico, pesano in maniera determinante le demolizioni effettuate nel XIX secolo, per consentirele destinazioni profane alle quali l’immobile era stato destinato dopo la soppressione. Gli elementi più rilevanti, oggetto di demolizione, sono: le cappelle poste a sud del corpo principale della chiesa (la navata centrale), l’abside e, quasi interamente, il secondo modulo della navata centrale. Tali operazioni hanno ridotto di circa la metà il volume del corpo principale della chiesa che possedeva in origine quattro cappelle per lato.

Passiamo ora alla disamina degli elementi architettonici, a partire dall’alto:

Alla sommità è possibile osservare una cornice di archetti trilobati, in parte reintegrati dai restauri; sirammenta tuttavia che la cornice a coronamento presente sulla facciata e andata perduta, doveva essere analoga a questa superstite. È stata Nella cornice è stata inserita una fascia intonacata, tinteggiata in bianco, che crea un forte contrasto con gli archetti, che costituisce la quasi generalità dei casi in situazioni di questo tipo.

Permangono i contrafforti esterni, più robusto quello angolare, che coincide con quello della facciata.

La parte alta del fianco è quella meno alterata nel corso dei secoli: il tessuto murario in laterizio è quello originale, anche la monofora, della quale è stata rimossa la tamponatura presente nel 1950, presenta gran parte delle caratteristiche originarie, sia pure priva delle cornici in laterizio sagomato che in genere sono presenti intorno alle finestre coeve Da notare la presenza delle buche pontaie (i fori quadrati nel tessuto murario): durante la costruzione, dati i costi rilevanti del legno per i ponteggi, si usavano anche le porzioni di muro già costruito come appoggio per i ponteggi stessi. Una volta terminati i lavori, le buche venivano lasciate aperte, in modo da servire come appoggi a nuovi ponteggi che nel corso del tempo potevano rendersi necessari per eventuali lavori di manutenzione.

Le due croci in intonaco bianco occupano il posto di elementi strutturali denominati bulzoni. Che possono essere costituiti, come in questo caso, da due sbarre disposte a croce. Su questa facciata ne resta solo il ricordo, rappresentato dalla croce di intonaco, che i restauratori hanno voluto lasciare come testimonianza della struttura scomparsa.

A differenza della superiore, la parte inferiore della facciata attuale non conserva nulla della situazione originaria. Scomparse le cappelle, con i restauri ne viene suggerita la suggestione attraverso la creazione di serramenti curvi, che seguono il profilo dell’arco che in origine metteva in comunicazione le cappelle con la navata centrale, dunque l’attuale parte esterna della zona inferiore era in origine una muratura interna. Lo stesso tessuto murario, intonacato, è in gran parte reintegrato, in quanto nella situazione immediatamente precedente i restauri vi erano state praticate le due aperture delle porte finestre dei balconi. Sempre nella foto del 1950 si evidenzia la presenza negli archi delle cappelle delle due vetrine della macelleria che occupava parte del piano terra della rimaneggiata chiesa.

La data di drastico rimaneggiamento non è nota, ma si può comprendere fra il 1798, anno della soppressione del cenobio, e il 1844, anno in cui il Caffi redige una descrizione che ci consegna già la chiesa priva dell’abside e delle cappelle di sinistra. Delle opere d’arte presenti nella chiesa di Santa Maria Incoronata restano il Crocifisso presente nella omonima cappella, che per certo  è quello che oggi viene conservato nella chiesa Prepositurale di Santo Stefano, oltre alla Pala d’Altare dipinta dal Bergognone nel 1522 “Assunzione della Vergine e Santi”, presente a Brera dal 1809, esposto ed ammirato nella Pinacoteca sino al 2018, quando venne spostato dei depositi interni.

Testo curato dal Gruppo “Pro Memoria Nerviano”

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