Nerviano Storica Pannello 31

Chiesa di Sant’Ilario (Foto anni 50)

Dalla relazione della visita pastorale dei cardinali Stampa, del maggio 1740, e del cardinal Pozzobonelli, dell’aprile del 1761 si apprende che a Sant’Ilario, l’antica cascina del Piede, o Cassina dal Pe’, esistevano due oratori, uno più antico dedicato alla Natività di Maria Vergine, tradizionalmente detto di Maria Bambina, e uno più recente dedicato a S.Ilario di Poitiers vescovo e dottore della chiesa.

Del vecchio oratorio allo stato attuale della ricerca non sappiamo ancora molto: era certamente un oratorio simile a quello ancora esistente di Villanova. Come questi era composto da due aule, una per i fedeli, delle dimensioni di 20 x 12 cubiti (9 x 5,5 metri), e uno dell’Altare Maggiore, che misurava 9 x 9 cubiti (4 x 4 metri), misure appunto identiche a quelle di altri oratori vicini. Le descrizioni di più non dicono e possiamo solo definirne l’ubicazione: affacciato sullo slargo fra via Don Cavalloti e via Indipendenza. Di sicuro si sa che a metà settecento era divenuto angusto per la cresciuta popolazione del borgo e soprattutto verteva in pessime condizioni e che anche dopo la costruzione della nuova chiesa vi si conservava l’olio per l’unzione degli infermi. Fu il cardinal Pozzobonelli a decretare il suo trasferimento nel più recente oratorio dedicato a S.Ilario.

Di fatto l’oratorio di S. Ilario nella seconda metà del XVIII secolo rimaneva l’unica chiesa del borgo e, l’elevazione a parrocchia autonoma giunge solo nel 1853, grazie ad un legato di Pietro Antonio Lucchini, che vincolava una congrua rendita annua al riconoscimento civile e canonico della Parrocchia di S.Ilario Vescovo. In occasione dei  50 anni dell’elevazione a parrocchia, grazie all’interesse del cardinal Ferrari, avviene  il cambiamento del nome del borgo da Cassina del Piede  a S.Ilario Milanese, decretato il 13 aprile del 1903 e ricordato dalla  lapide commemorativa in latino posta nei pressi dell’ingresso della chiesa

Se a prima vista l’attuale chiesa parrocchiale potrebbe sembrare il frutto di un progetto unitario di nuova costruzione è solo studiandone la storia che ci si accorge che essa è il risultato della profonda trasformazione di un edificio esistente, trasformazione operata da uno tra gli architetti più importanti e famosi della Milano della seconda metà dell’800: Alfonso Parrocchetti. L’attuale chiesa fu costruita in due fasi. La costruzione del primo oratorio dedicato a S.Ilario risale, sempre secondo le visite pastorali che prima abbiamo menzionato, alla fine del seicento e fu voluta del cardinale Federico Visconti, che visitò la pieve di Nerviano e ne autorizzò il progetto nel 1684.

Quello tardo seicentesco, quindi, era un oratorio costruito secondo la tradizione e i dettami borromaici. Era composto da tre ambienti: in fondo era il vano dell’Altare Maggiore, quadrato, di 4 metri per 4, con altare in legno, come pure il tabernacolo, appoggiati entrambi alla parete di fondo; comunicante con questo erano due ambienti, il più piccolo destinato alla Sagrestia, quindi il più grande per i fedeli. Questo era separato dal vano dell’altare da tre gradini, ed era delle dimensioni di 15 metri circa per 8. Di questa chiesa non si conosce l’architetto ma e nei conosce invece l’architettura perché sorprendentemente il Parrocchetti, autore del progetto di ampliamento, mantenne inalterata la prima parte dell’antica chiesa, quella del vano dei fedeli, appunto, e anzi la utilizzò “scientificamente” come spunto per l’ampliamento ottocentesco, quello visibile oggi. Lo si evince dal progetto dell’architetto, nel quale si vede chiaramente come l’attuale navata della chiesa, dalla facciata sino al transetto, corrisponde precisamente allo spazio dedicato ai fedeli dell’antica chiesa sei-settecentesca e non fu mai modificata nel progetto di ampliamento ottocentesco.

Alfonso Parrocchetti era uno dei maggiori architetti della seconda metà dell’800 in Milano, progettista di tante opere, sia ecclesiastiche che laiche. Era architetto eclettico e come altri architetti dell’epoca progettava avendo sempre uno sguardo alla Milano viscontea e sforzesca, per cui anche a S.Ilario, dove si trovò di fronte al problema dell’ampliamento della vecchia chiesa, decise di mantenere la parte dedicata ai fedeli, e di ampliare la stessa sul retro, demolendo e spostando l’Altare Maggiore, e costruendo “in stile” un transetto con cupola all’incrocio con la navata antica e un nuovo presbitero con abside circolare.

La parte moderna, costruita nel 1877, fu quindi pensata dal Parrocchetti come prosecuzione letterale della vecchia chiesina. Di questa ne continuò la volta (già presente nel settecento), ne riprese le altezze, le modanature, l’ordine classico; mantenne la facciata e il campanile. Inserì invece un nuovo elemento, un transetto e ampliò la chiesa sul retro, prolungando la vecchia navata unica, e costruendo, come abbiamo detto, un nuovo presbitero e una nuova abside. La cupola non è estradossata, cioè non palesata all’esterno, come nel Santuario di Rho, ma è chiusa in un tiburio ottagonale, come voleva la tradizione ambrosiana antica, com’è in S.Ambrogio o in Duomo.

.Nell’aula dedicata ai fedeli si aprivano, e si aprono ancora, due cappelle: a sinistra la cappella dedicata a Gesù Crocifisso e a S. Bernardino, che ancora oggi conserva il bel crocifisso ligneo risalente all’antica chiesa, probabilmente della fine del ‘600, mentre di San Bernardino si è persa ogni traccia, e a destra la cappella dedicata alla Beata Vergine del Monte Carmelo. Dopo l’ampliamento dell’800 quest’ultima è stata dedicata a S.Ilario, e vi fu posizionata una statua di gesso raffigurante il Santo Dottore della Chiesa, e la statua della Madonna del Carmelo è stata posizionata nella nuova cappella in fondo al transetto a sinistra. Una statua molto bella, questa, anch’essa in legno ma differenza del crocifisso dipinta con colori accesi. Unico segno rimasto oggi a testimonianza dell’antica e prima devozione mariana in questa prima cappella di sinistra, è la M in ferro battuto al centro del cancelletto che divide la cappella dalla navata (cosa che fa supporre che anche quel cancelletto risalga alla chiesa antica). Secondo Pozzobonelli questa cappella fu voluta dalla famiglia Rusconi, nobile famiglia proprietaria tra l’altro della Villa oggi sede dell’oratorio, non lontana dalla chiesa. Ciò fa supporre che proprio i Rusconi fossero se non i nobili che vollero la chiesa, almeno una delle famiglie che più contribuì alla sua antica e prima costruzione. Entrambe le cappelle sono rialzate rispetto l’aula dell’oratorio di un gradino ed entrambe sono separate dalla navata da una balaustra lignea e da un cancelletto in ferro.

Il soffitto è costituito da una grande volta a botte. Il pavimento dell’oratorio, delle cappelle e dell’Altare Maggiore della prima chiesa era in laterizio. Questa scelta fu confermata dal Parrocchetti e solo recentemente, nella seconda metà del novecento, fu sostituito dall’attuale pavimento in piastrelle.

Presso l’altare maggiore, sulla destra e sulla sinistra, vi sono le opere più rilevanti del complesso sacro: due affreschi con la vita di S.Ilario, realizzati dal rinomato pittore cremasco Angelo Bacchetta nel 1898 rappresentano  La disputa di Sant’Ilario con i vescovi Ariani e Il ritorno di S.Ilario dall’esilio.

Altre opere presenti nella chiesa sono la statua della Pietà posta a sinistra dell’Altare Maggiore, le tre statue di San Francesco d’Assisi, Sant’Agnese, e Sant’Antonio abate, posizionate nello spazio dei confessionalineorinascimentali a muro e la statua di S.Giuseppe che può essere ammirata in fondo al transetto, a destra. Poco prima di giungere al transetto, due dipinti murari: a sinistra, S.Margherita, ispiratrice del culto al Sacro Cuore di Gesù e a destra, ancora S.Ilario intento a vergare uno dei suoi numerosi trattati teologici

Il Parrocchetti non fece rifare la facciata antica e mantenne quella originaria, che ancora oggi è visibile: una facciata semplice, molto bella, nelle forme borromaica, con un’unica porta e sopra di essa una finestra termale. Secondo le descrizioni settecentesche la chiesa in facciata era intonacata e non rivestita in travertino, pertanto il rivestimento odierno, le quattro lesene che sorreggono una trabeazione e il timpano, sono frutto di un successivo restauro. Tra la porta e la finestra termale, altre differenza, era presente un’immagine dipinta raffigurante S.Ilario, mentre nella facciata attuale c’è uno stemma marmoreo con le effigi del santo.

Testo curato dal Gruppo “Pro Memoria Nerviano”

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