Nerviano Storica Pannello 5

Bagnanti al Villoresi (Foto anni 30).           

Già nei primi anni del 900 ed abbondantemente oltre gli anni 50 il Canale Villoresi rappresentava per molta gente “il mare dei poveri”: piscine quasi non ne esistevano e le vacanze in riviera divennero possibili per gran parte della popolazione solo dopo il Boom Economico. Ecco quindi che l’arsura estiva veniva combattuta con quel che si aveva e le sponde del Villoresi si trasformavano in spiagge ed i secondari fungevano da bacini per apprendere l’arte natatoria per poi affrontare le acque del canale principale. Il refrigerio delle sue acque ristorava spesso anche chi, al ritorno dal lavoro, non si negava un tuffo tonificante a fine giornata. In periodo fascista venivano organizzate anche vere e proprie gare di nuoto, che permettevano la qualificazione a  competizioni più ambite che si svolgevano a Milano, in Darsena oppure sul Naviglio Grande.

Il Canale Villoresi ha l’incile alla diga del Pan Perduto realizzata sul Fiume Ticino a Somma Lombardo e, dopo aver attraversato 27 comuni, conclude la sua corsa nel fiume Adda a Cassano ed ovviamente non nasce per favorire l’attività natatoria e la sua storia ha dei risvolti affascinanti.

I territori posti a Nord Milano non erano così ricchi di corsi d’acqua come quelli a Sud e si presentavano spesso come brughiere intervallate da boschi, dove le colture che meglio si adattavano erano il gelso e la vite (peraltro scomparsa dopo il flagello della fillossera). I campi venivano coltivati anche a cereali, ma l’irrigazione non era capillare e dipendeva molto dalle portate torrentizie dei corsi d’acqua che attraversavano trasversalmente l’Altomilanese ed erano soggetti spesso a lunghi periodi di siccità.

Il progetto visionario di un grande canale che tagliasse in due oltre 85 mila ettari di terreni fu pensato da Eugenio Villoresi, un ingegnere monzese che si prese talmente a cuore l’impresa che vi dedicò l’intera esistenza, superando coraggiosamente ostacoli di ogni: tecnici, burocratici e, soprattutto, economici, impiegando di fatto tutto il suo patrimonio personale, lasciando poco o nulla agli eredi.
Villoresi morì il 12 novembre del 1879, un anno prima che iniziassero i lavori di costruzione conclusi poi dal figlio Luigi nel 1890: un’opera che si estende per 86 km e irrigava un bacino di 85.000 ettari attraverso 120 bocche e rami secondari, che si protraevano per circa 130 km, che diventavano 1400 con i canali terziari.

Il Canale Villoresi è stato involontario protagonista anche della storia di una delle presenze più amate dei nervianesi: la Cappella della Madonna del Buon Consiglio, che lega al ricordo di S. Carlo Borromeo, oltre alle visite pastorali

L’immagine affrescata nel XVI secolo, rappresentante la Madonna col Bambino fra San Giuseppe e San Francesco, dà il nome alla cappelletta posta alla Zancona in prossimità del ponte sul canale Villoresi. Questa soave effige, di delicato e sfumato pennello, fa supporre nello stile una mano vicina alla cerchia di Bernardino Luini, anche se alcuni avvicinano l’opera alla scuola del Lanino e rappresenta appunto una preziosa testimonianza – fra le altre –  del passaggio di S. Carlo da Nerviano.

Il fatto, ricordato anche nel cartiglio della cappelletta, è relativo ad una sosta  effettuata da San Carlo durante uno dei suoi viaggi in visita alle diocesi milanesi. Esattamente il 5 aprile del 1569, transitando da Nerviano, San Carlo si fermò nella cappelletta del Buon Consiglio, posta allora lungo l’antica strada romana, l’odierno Sempione, sostando in preghiera di fronte all’immagine della Madonna, impartendo istruzioni e sottoscrivendo numerose ordinanze attinenti la formazione religiosa del popolo nervianese.

Il ricordo di questo episodio rimase sempre vivo, tanto che settant’anni dopo, nel 1643, i fratelli Giuseppe e Gaspare Cogliati provvidero a loro spese a meglio proteggere il venerato  dipinto con la ricostruzione della cappelletta.

Circa due secoli dopo, negli anni ottanta del XIX secolo, proprio durante i lavori per la realizzazione del Canale Villoresi, la preziosa immagine corse il rischio di distruzione, dovendosi provvedere all’abbattimento della cappella posta lungo il tracciato del canale, in corrispondenza dell’attuale via XXIV Maggio sulla strada che conduceva al cimitero.

Il ricordo di San Carlo, ancora presente e molto forte nel milanese, la bellezza e la popolarità del venerato dipinto, indussero i responsabili alla doverosa conservazione.

Una volta effettuate le necessarie perizie e grazie al personale interessamento del coadiutore Don Luigi Lattuada, si decise per la costruzione dell’attuale cappella, su disegno dell’architetto Jacopo Gardella e nel maggio 1885 venne solennemente traslata la parete in muratura che ospitava il prezioso affresco.

Quella che oggi è venerata è una copia dell’originale – realizzata da Luigi Morgari – infatti negli anni 80 del secolo scorso l’affresco è stato staccato e restaurato per iniziativa del Comune di Nerviano ed ora è posizionato presso il Palazzo Comunale, dove una scalinata è stata dedicata proprio alla Madonna del Buon Consiglio.

Testo curato dal Gruppo “Pro Memoria Nerviano”

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